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La primavera del 1860 portò in Sicilia nuovi pensieri: il re di Piemonte e Sardegna ambiva ad impadronirsi dell'intera penisola e della terra siciliana, avvalendosi del mercenario Garibaldi. In molti si adoprarono per introdurre idee antiborboniche tra gli isolani, sì da avere mano libera in quella che tanti consideravano una occupazione della loro terra, ed altri un vento di libertà. Eppure, si trattava in realtà di passare da sudditi di una monarchia ad un'altra. A Palermo, in un Circolo di nobili, aristocratici di antico lignaggio e piccoli parvenus con il titolo di baroni, commentano le notizie che man mano giungono attraverso i contatti con il resto della penisola; ma ciò che si dice all'interno del salone del Circolo non scalfisce la vita di facciata di quel mondo siciliano orgoglioso delle sue radici. Il principe Vincenzo Della Ducata è la figura più importante, all'interno del Circolo, al quale tutti portano rispetto. Anticlericale, ma rispettoso del suo re Francesco II di cui non condivide però l'esagerato cattolicesimo, vive un suo dramma personale: una moglie bigotta, in contrapposizione ad un figlio che sposa la causa garibaldina; inoltre il principe è tormentato da un segreto legato alla sua gioventù. Dovrà destreggiarsi tra il rispetto del suo status, una moglie irragionevole e clericale, un figlio rivoluzionario che però ama e protegge. Un romanzo che ruota intorno ai sentimenti contrastanti di un padre che ha dovuto far scivolare la sua vita tra le convenzioni sociali...